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VeM (Venture Capital Monitor) 2019: è record di operazioni sia nell’ammontare investito sia per il numero di operazioni

Investimenti a 597 milioni di euro (521 milioni nel 2018) per un totale di 148 deal, (102 nel 2018) considerando anche i follow on. Insieme ai business angel, il dato è pari a quasi 650 milioni di euro

Milano, 17 febbraio 2020 – È stata presentata oggi la dodicesima edizione del Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeM sulle operazioni di venture capital realizzate in  Italia nel 2019. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeM attivo presso la Business School della LIUC - Università Cattaneo in collaborazione  con AIFI, Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E.Morace&Co Studio Legale.

Operazioni
Il 2019 si è chiuso con 148 operazioni (initial e follow on); erano 102 l’anno prima. Se si guarda ai nuovi investimenti, solo initial, questi sono stati 121 rispetto ai 78 del 2018 (+55%). Nel 2019 l’ammontare investito totale è stato pari a 597 milioni di euro, rispetto ai 521  milioni dell’anno precedente. Stabili i follow on, che sono passati dai 24 del 2018 ai 27 dello scorso anno, con un incremento dell’ammontare investito che passa da 98 a 161 milioni di euro, +64%. Oltre a questi risultati, lato business angel, (dati Iban, associazione italiana business angels) gli investimenti realizzati nel 2019 ammontano a 53 milioni di euro su 88 deal, in crescita rispetto ai circa 40 milioni dell’anno precedente. L’ammontare complessivo della filiera early stage è pari a quasi 650 milioni di euro (dato VeM più dato Iban), distribuiti su 236 round di investimento.

“Nel 2019 si vedono risultati positivi nel mondo del venture capital grazie anche all’azione delle attività svolte dal Fondo Italiano d’Investimento” afferma il presidente AIFI Innocenzo Cipolletta, “Sono sicuro che con le attività che a breve avvierà Cdp Venture Capital sgr, ci sarà ulteriore impulso allo sviluppo di un ecosistema di venture capital e a favore delle nuove iniziative legate all’innovazione”.
Il numero degli investitori attivi (coloro che hanno condotto almeno un’operazione durante l’anno) si attesta a 130 a cui si aggiunge la categoria dei business angels, in crescita del 17% rispetto all’anno precedente; il numero degli investimenti è stato pari a 211 rispetto ai 168 del 2018; in merito alla provenienza degli investitori, il numero dei deal realizzato da operatori stranieri, pari al 35%, risulta in aumento rispetto allo scorso anno (era il 30% nel 2018).
“Il 2019 vede anche una ulteriore crescita dei follow on, segnale di come l’attività del fondo di venture capital non si limiti ad un semplice investimento iniziale, ma costituisca un vero e proprio avvio di un percorso che vede l’affiancamento dell’operatore al progetto”, afferma

Anna Gervasoni, che presiede il Comitato Scientifico del Venture Capital Monitor - VeMTM. “Per effettuare il salto dimensionale decisivo bisogna attivare anche fondi cosiddetti scaleup e interagire in modo più attivo col modo Corporate”.

“Il VeM è una bussola essenziale per affrontare una grande sfida per l’Italia e per ognuno di noi”, afferma Maurizio Montagnese, presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center. “Siamo la seconda manifattura d’Europa e, per restare tali, abbiamo il dovere di recuperare il ritardo strutturale dell’Italia nel suo grado di innovazione; per colmare questo gap ci servono competenze e risorse economiche. In termini di competenze, sentiamo la responsabilità di raggiungere un livello di quote di mercato pari al 50% per quanto riguarda le PMI innovative e un livello pari al 24% per le startup. Se invece prendiamo in considerazione le risorse economiche, è necessario promuovere nuove iniziative o stimolare quelle già in essere così come la nostra scelta di trasformare NEVA Finventures in SGR, portando la disponibilità di risorse da 100 a 250 milioni di euro. Il Gruppo Intesa Sanpaolo è impegnato in questa sfida, i nostri compagni di viaggio sono i migliori. Il successo è un dovere”.

Tipologia
Per quanto riguarda la tipologia delle operazioni, il 51% (62 società) risulta essere relativo ad investimenti di startup capital, mentre il 35% (42 deal) ad interventi di seed capital, in crescita rispetto al 28% (22 deal) del 2018. I dati legati alle operazioni di later stage venture capital sono in linea con quelli dell’anno precedente (14% dei deal). Quest’anno è stato inserito, nella deal origination, anche il Poc Challenge (proof of concept) che ha registrato un 6% delle attività totali; le iniziative imprenditoriali di matrice privatistica rimangono protagoniste anche se in lieve calo, passando dall’87% del 2018 al 77% del 2019, mentre si riaffacciano gli spin-off universitari che crescono dal 12% al 14%. I corporate spinoff ricoprono, oggi, un ruolo ancora marginale.

Distribuzione geografica e settoriale

Come per gli anni passati, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni, 45, coprendo il 37% del mercato (erano 36 nel 2018). Seguono Piemonte con 15
deal, il 12% (3 deal nel 2018), Emilia-Romagna, 11 operazioni, 9% (2 deal nel 2018).

Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, rappresentando una quota del 44% (era il 37% nel 2018), in linea con gli anni passati; in questa categoria, si segnala la diffusione di applicazioni web e mobile riconducibili ad app innovative. In aumento il comparto dei servizi finanziari, grazie al notevole impulso del Fintech, con il 15%, a seguire Healthcare, 12% e Biotecnologie, 6%.


Il Venture Capital Monitor – VEM è un Osservatorio nato nel 2009 e attivo presso la Business School della LIUC - Università Cattaneo, in collaborazione con AIFI, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital, che si pone come obiettivo quello di sviluppare un’attività di monitoraggio permanente sull’attività di venture capital svolta nel nostro Paese. L’attività del VEMTM è realizzata attraverso la pubblicazione di un rapporto annuale, ricerche su commessa e altre iniziative di confronto tra soggetti pubblici e privati coinvolti nell’attività di early stage in Italia.
LIUC Business School è la Scuola di Management della LIUC – Università Cattaneo. Obiettivo primario della Scuola è quello di generare conoscenze innovative tramite progetti di ricerca applicata e di divulgarle tramite un’articolata proposta formativa al fine di creare opportunità di sviluppo per gli individui, le organizzazioni e la società nel suo complesso. Lo stretto contatto con il mondo aziendale e delle professioni consente a  LIUC Business School di proporre percorsi di approfondimento efficaci e mirati alla crescita professionale di quanti, manager o liberi professionisti, necessitino di strumenti innovativi per dirigere i processi.
All’interno della Business School si integrano, in una prospettiva interdisciplinare, competenze di accademici afferenti alle Scuole di Economia Aziendale, Ingegneria Industriale e Diritto della LIUC e di accreditati professionisti, offrendo così un’ esperienza di apprendimento in grado di coniugare rigore accademico e  rilevanza professionale.

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