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Imprese familiari nel calzaturiero: i casi delle imprese venete, Formificio STF e Moda Di Fausto



Primo produttore di calzature nell’Unione Europea e undicesimo per numero di paia nel mondo, l’Italia è un riferimento per il settore calzaturiero e molte delle sue imprese sono di natura familiare. A loro è dedicato l’ultimo libro della collana Università Cattaneo Libri di Guerini Next, “L’impresa calzaturiera di famiglia. Storie di una generazione che innova”, curato da Valentina Lazzarotti (professore associato della Scuola di Ingegneria Industriale) e Federico Visconti (Rettore della LIUC – Università Cattaneo). In linea con il precedente volume dedicato alle imprese familiari (“Family Up – Il giovane imprenditore tra continuità e cambiamento”), il libro è un viaggio attraverso 11 casi di eccellenza del settore. PMI collocate in varie zone d’Italia (le Marche la fanno da padrone, ma non mancano aziende lombarde, venete, campane, toscane), che coprono tutti le fasi della filiera, dal formificio alla conceria, dai produttori di suole a quelli di tacchi.

Tra le imprese raccontate nel libro anche due casi di aziende venete, ovvero il Formificio STF di Strà e Moda Di Fausto di Vigonovo.

“Prodotti di alta precisione e con tempi di consegna sfidanti”: è questa la sintesi del modo di lavorare che sta alla base del Formificio STF nelle parole di Alessandra Tripodi, seconda generazione alla guida dell’azienda. Una realtà nata nel 1971 come piccolo laboratorio artigianale e oggi articolata in tre stabilimenti fra Strà e le Marche. Con la crisi del 2008, inizia una riorganizzazione dell’assetto proprietario, anche con il coinvolgimento di un manager/socio esterno. Elemento chiave della recente storia aziendale è l’investimento per migliorare la produzione, in particolare su sistemi CAD/CAM, digitalizzazioni ottiche/laser, tagli laser, macchine a controllo numerico e processi altamente automatizzati. I modelli/prototipi rimangono invece in legno, segno che la duttilità di questo materiale, unita alla bravura dell’artigiano/modellista, è ancora assoluta protagonista. In azienda rimangono due generazioni a confronto: Alessandra e il fratello da una parte e il padre Aldo dall’altra. Attualmente circa il 10% del fatturato viene investito in R&S e dal 2014 è attivo un contratto di rete con aziende della filiera per individuare progetti innovativi a cui partecipare attraverso l’adesione a bandi.

Anche Moda Di Fausto inizia la sua avventura negli anni ‘70, grazie alla spinta imprenditoriale di Fausto Ballin e della moglie Mariarosa Piacentini. Con loro, oggi, anche i figli Gilberto e Giorgia. Un’impresa in cui le relazioni affettive hanno un grande peso, come si evince dalle parole di Fausto: “L’azienda bisogna portarla per mano come avessero un bambino tutti i santi giorni”. Tre i principali elementi di competitività: comodità della scarpa, design di prodotto, miglioramento dei macchinari. Peculiarità nell’organizzazione interna la scelta di un ufficio stile esterno per un contributo sull’andamento dei trend, che ha portato a un riscontro positivo da parte dei clienti e a un vero e proprio rinnovo del campionario. Inoltre, Gilberto ha stretto una partnership - per incentivare la formazione dei dipendenti – con il Politecnico Calzaturiero e la struttura di formazione, trasferimento tecnologico e servizi del distretto calzaturiero della Riviera del Brenta.

“Il volume – spiega Valentina Lazzarottinasce da un’iniziativa dell’associazione di categoria, Assocalzaturifici, che con questo studio ha voluto mettere in luce le eccellenze del comparto, analizzandone dinamiche e strategie. Da una parte c’è il tentativo di fronteggiare la crisi contenendo i costi anche attraverso l’automazione dei processi, dall’altra la necessità di “restare artigiani”, per garantire il bello del design italiano che rende queste aziende partner insostituibili per le grandi griffe di moda. In questo contesto, si inseriscono le dinamiche tipiche delle imprese familiari”. 
A questo proposito, a guidare le scelte di innovazione dei giovani imprenditori, rispetto ai loro predecessori, ci sono cinque classi di obiettivi che la letteratura specialistica indica come tipici delle imprese familiari: controllo e influenza familiare sull’impresa, identificazione e senso di appartenenza, attenzione alla creazione di legami duraturi con i diversi stakeholder, attaccamento emozionale fra i membri della famiglia, desiderio di conservazione della dinastia familiare.

Questi obiettivi assumono una connotazione particolare nei giovani intervistati e sono in grado di attivare alcune determinanti di innovazione (in termini di allocazione delle risorse, strutture e sistemi, apprendimento organizzativo), a loro volta generatrici di dimensioni di innovazione, osservabili come cambiamenti nel modo in cui l’innovazione stessa è organizzata o nei risultati che essa produce (nuovi prodotti, nuovi business model, nuovi processi produttivi, ecc.).

“Oltre alle scelte di gestione dell’innovazione e ai suoi risultati, dai casi analizzati – continua Valentina Lazzarotti – emergono altri numerosi aspetti, come l’internazionalizzazione di queste imprese, il coinvolgimento di soggetti esterni alla famiglia, il ruolo delle donne ai vertici.

Oltre a Formificio STF e Moda Di Fausto, le altre imprese che si sono raccontate nel volume sono Suolificio Mannini Romano, Vittorio Virgili, Calzaturificio Gardenia, Missouri, Calzaturificio Brunate, Tedeschi Calzature, Loriblu, Conceria Sicerp e Tacchificio Villa Cortese.

“Sembra prender forma – spiega il Rettore Federico Visconti nelle conclusioni del volume – una ‘via calzaturiera all’innovazione’, i cui ingredienti fondamentali sono da ricercarsi nelle modalità con cui vengono attivate le determinanti dei processi innovativi, nell’apertura sistematica al contributo di attori terzi, nella tensione a collegare le azioni intraprese ai risultati conseguiti, nel perseguimento di un nuovo punto di equilibrio tra interessi della famiglia proprietaria e obiettivi di sviluppo dell’impresa”.

Per Assocalzaturifici, l’incoraggiante fotografia del settore offerta da questo volume può sollecitare le aziende al cambiamento e offrire alcune strategie su cui riflettere. Se, infatti, è indispensabile un cambio di paradigma verso logiche aziendali, queste non devono dimenticare l’origine familiare ma devono anche orientarsi verso forme manageriali, aperte a collaborazioni esterne e attente all’evoluzione del mercato.

Lo sviluppo di conoscenze nell’ambito delle imprese familiari sta alimentando alla LIUC anche un nuovo percorso formativo, dal titolo Family Business Management, inserito nella laurea triennale di Economia Aziendale, con insegnamenti specifici offerti in lingua inglese.