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XVI Rapporto dell'Osservatorio Private Equity Monitor: nel 2016 realizzati in Italia 100 investimenti

Il sedicesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM® della LIUC – Università Cattaneo sarà presentato oggi nell’ambito di una tavola rotonda che si terrà a partire dalle ore 16,30 presso la Sala Leonardo del Centro Congressi Palazzo delle Stelline di Milano, in Corso Magenta 61.
L’Osservatorio Private Equity Monitor - PEM pone in essere la sua attività di ricerca grazie al contributo di EOS Investment Management, EY, Fondo Italiano di Investimento SGR e McDermott Will & Emery Studio Legale Associato ed è presieduto da Anna Gervasoni e coordinato da Francesco Bollazzi. L’Osservatorio da oltre quindici anni effettua un monitoraggio costante dell’attività di investimento in private equity.

“Il settore del private equity conferma nel 2016 il buono stato di salute già evidenziato nel
corso del biennio precedente.
– affermano Anna Gervasoni, Presidente PEM e
Francesco Bollazzi, Responsabile PEM – In particolare, il 2015 ed il 2016 hanno
segnato il ritorno a livelli di attività di fatto in linea con quelli pre-crisi”.


I buy out confermano la leadership di mercato
Dal punto di vista delle principali evidenze, nel 2016 il mercato conferma la tendenza già
registrata nell’ultimo triennio (dopo la parentesi del 2011 e del 2012), con una netta
prevalenza delle operazioni di Buy out, che si attestano al 77% delle preferenze, in linea
rispetto all’anno precedente. In ripresa, seppur faticosa, gli Expansion con una quota del
22% rispetto al 17% del 2015 (rappresentavano il 35% del mercato nel 2014). Il residuo 1%
del mercato è costituito dai Turnaround, mentre non sono stati mappati interventi di
Replacement. Entrambe queste categorie risultano in calo rispetto al 2015.
Anche se molto probabilmente con modalità differenti rispetto a quanto avvenuto in
passato, questo dato conferma come gli operatori continuino ad indirizzare l’attenzione
verso operazioni in cui l’acquisizione della maggioranza consenta sia una massimizzazione
dei rendimenti, sia un approccio in linea con le professionalità maturate nel tempo, pur in
presenza di una leva finanziaria ormai da qualche anno sempre piuttosto contenuta.
Sempre con riferimento alla tipologia di deals realizzati, sono stati registrati 23 add-on (23%
del mercato complessivo), in aumento rispetto al dato del 2015 (21 operazioni, 19% del
mercato), a conferma di un ruolo ormai consolidato assunto dai progetto di aggregazione
industriale nel settore.
Hellmann&Friedman è risultato l’operatore più attivo, chiudendo con 5 operazioni (tutte
di tipologia add-on). Seguono, con 3 investimenti, Aksìa, Alto Partners SGR, Ardian,
Consilium SGR ed Investindustrial. Nel dettaglio, a livello di concentrazione del mercato,
nel corso dell’anno 23 operatori hanno realizzato il 50% dell’intera attività d’investimento.
Il mercato risulta, quindi, più concentrato rispetto al 2015, anno in cui circa la metà delle
operazioni era rappresentata da 26 operatori.

Le imprese familiari le più ricercate
In termini di deal origination, non emergono novità rispetto agli ultimi anni: le imprese
private e familiari continuano a rappresentare la maggior parte delle opportunità di
investimento ed, anzi, registrano un incremento significativo rispetto allo scorso anno (70%
vs 61%). Diminuiscono rispetto all’anno precedente le cessioni di rami d’azienda da parte
di gruppi nazionali (8% rispetto al 13%). Confermano la propria rilevanza i Secondary Buy
out, pur in leggera contrazione rispetto al 2015 (16% rispetto al 20%). In lieve riduzione,
invece, la cessione di quote di minoranza tra operatori (3%). Si sono registrate, invece, al
contrario dell’anno precedente, cessioni di rami d’azienda di imprese straniere (3%).

La Lombardia ed i prodotti per l’industria si confermano ai primi posti
Sul fronte della distribuzione geografica delle imprese target, la Lombardia, regione che da
sempre risulta essere il principale bacino per gli operatori, nel corso del 2016 ha
rappresentato il 39% del mercato. Seguono a distanza il Veneto (14% del totale), Piemonte
ed Emilia Romagna (10%). Il Veneto, in particolare, raddoppia la propria quota rispetto al
2015. Nel Mezzogiorno, si sono chiuse cinque operazioni (quasi il doppio del 2015), di cui
quattro in Campania ed una in Puglia.
Con specifico riferimento alla Provincia di Varese, due risultano essere le operazioni concluse sul territorio: l’acquisizione di Alfatherm (oltre 400 dipendenti e circa 100 milioni di fatturato) da parte di OpenGate Capital e quella di Mmb Costruzioni Meccaniche (azienda operante nel ramo delle lavorazioni meccaniche per asportazione di truciolo) condotta da Assietta Private Equity. Entrambe le imprese sono attive nel comparto dei prodotti per l’industria.
Per quanto concerne i settori d’intervento, il 2016 conferma l’ormai consolidato interesse
degli operatori verso i prodotti per l’industria (27%, in linea con lo scorso anno) e la tenuta
del comparto dei beni di consumo, seppur con una percentuale più contenuta rispetto agli
scorsi anni, fattore che favorisce l’avanzata di settori quali alimentare, servizi finanziari,
commercio all’ingrosso e al dettaglio, utilities, ma soprattutto cura della persona (dal 5% al
10%).

In sostanza costante la dimensione media delle imprese target
Con riferimento alle caratteristiche economico-finanziarie delle imprese target e, quindi, al
volume di ricavi, il dato mediano risulta pari a 39,8 milioni di Euro, in contenuto aumento
rispetto al valore del 2015. Il 69% degli investimenti è indirizzato verso imprese che non
superano un fatturato di 60 milioni di Euro, in aumento rispetto a quanto registrato lo
scorso anno (63%), ma cresce il peso delle realtà tra 31 e 60 milioni di Euro (21% vs 16%).
I deal su aziende di grandi dimensioni hanno rappresentato l’8% del mercato, in aumento
rispetto al 2015.
Aumentano leggermente i multipli di ingresso
Da ultimo, una ulteriore evidenza è relativa al multiplo sull’EBITDA, che ha registrato un
valore mediano pari a 7,9x. Tale dato risulta in contenuta crescita rispetto allo scorso anno
(7,7x). Il valore mediano di Enterprise Value delle società oggetto di acquisizione si è
attestato intorno agli 81,5 milioni di Euro, in leggero aumento sul dato dell’anno
precedente (79,5 milioni di Euro), evidenza che trova solo in parte spiegazione nelle
maggiori dimensioni medie delle target, sia a livello di revenues, sia a livello di numero di
dipendenti (108, rispetto agli 89 del 2015).

Il Private Equity Monitor - PEM è un Osservatorio attivo presso la LIUC – Università
Cattaneo grazie al contributo di EOS Investment Management, EY, Fondo Italiano di
Investimento SGR e McDermott Will & Emery Studio Legale Associato.
L’Osservatorio sviluppa da oltre quindici anni un’attività di monitoraggio permanente sugli
investimenti in capitale di rischio realizzati nel nostro Paese, al fine di offrire ad operatori, analisti,
studiosi e referenti istituzionali, informazioni utili per lo svolgimento delle relative attività.
Il PEM si concentra sulle operazioni realizzate da investitori privati e prende in considerazione
soltanto gli interventi successivi a quelli cosiddetti di “start up”, focalizzandosi quindi sugli
investimenti finalizzati alla crescita aziendale (expansion), o alla sostituzione parziale o totale del
precedente azionariato da parte di investitori istituzionali (replacement, buy out e turnaround).