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Paolo Baffi, servitore dell’interesse pubblico, rimane un esempio di moralità e sobrietà ancora oggi

Paolo Baffi – economista, studioso, una carriera come banchiere centrale in Banca d’Italia dal 1936 al 1979 al “servizio dell’interesse pubblico” - è stato una figura di spicco della storia economica d’Italia e, allo stesso tempo, una delle tante vittime «eccellenti» della seconda metà del XX secolo.

Con le lettere scritte da Baffi dal 1937 al 1989 agli attori principali della politica e dell’economia italiana, riprendono le Conversazioni in Biblioteca alla LIUC – Università Cattaneo, appuntamento culturale aperto a tutta la cittadinanza con cui l’ateneo invita a una riflessione su un intenso e complesso periodo storico, denso di fatti che hanno segnato il Paese. 

Sabato 12 novembre alle ore 10, presso la Biblioteca Mario Rostoni, sarà presentato il libro di Paolo Baffi “Servitore dell’interesse pubblico” (Aragno editore), curato da Beniamino Andrea Piccone private banker presso Nextam Partners Sgr, storico dell’economia, docente di Sistema finanziario alla LIUC.
Nel volume sono raccolte le lettere più significative di Baffi con i suoi numerosi corrispondenti, ottimo punto di osservazione per comprendere il pensiero e l’azione di un uomo eccezionale e conoscerne l’ampiezza culturale e la capacità di visione.
Baffi diresse il Servizio Studi economici di Banca d’Italia dal 1944 al 1956; nel triennio 1945-47 svolse varie ricerche e missioni per conto del governo italiano e della Banca d’Italia e, in seguito, fu consigliere economico di entrambe le istituzioni. Direttore generale della Banca d’Italia dal 1960 e governatore dal 1975, si dimise nel settembre 1979 in seguito a pretestuosi attacchi giudiziari (che colpirono anche il vicedirettore generale Mario Sarcinelli) e fu nominato governatore onorario. Prosciolto, infine, da ogni accusa nel giugno 1981. 

Il Professore Beniamino Andrea Piccone – che ha dedicato gli ultimi cinque anni allo studio delle Carte Baffi presso l’Archivio Storico della Banca d’Italia – si rivolge direttamente agli studenti con queste parole:
Baffi era un maestro in vita e lo resta adesso. E, quando si parla di maestri, si pensa a quelle rarissime persone la cui presenza dura, perché viene sempre da chiedersi come esse si sarebbero comportate, se avessero approvato una scelta, che cosa avrebbero pensato di un problema; a quelle persone, che, vive o morte, restano un punto di riferimento.
Baffi credeva nei giovani. Non contava chi fossi o quanti anni avessi, ma la qualità delle argomentazioni. Il metodo di Baffi deve essere preso da esempio dai giovani, se vogliono emergere in una società sempre più sfidante. Al contempo Baffi funge da esempio per le qualità morali, la probità e la sobrietà, che devono guidare l’azione di ciascuno”.



Intervengono

Rodolfo Helg
Direttore della Scuola di Economia e Management
LIUC - Università Cattaneo

Sergio Di Nola
Docente di Diritto commerciale
LIUC - Università Cattaneo

Vittorio Coda
Professore emerito
Università Bocconi

Beniamino Andrea Piccone
Docente di Sistema finanziario
LIUC - Università Cattaneo