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PRESENTATO IL PRIMO RAPPORTO SUL TURNAROUND IN ITALIA SU UN CAMPIONE DI 6.704 IMPRESE CON VOLUMI DI RICAVI TRA 20 E 200 MLN DI EURO, IL 40% E’ IN POTE

COMUNICATO STAMPA
PRESENTATO IL PRIMO RAPPORTO
SUL TURNAROUND IN ITALIA
SU UN CAMPIONE DI 6.704 IMPRESE
CON VOLUMI DI RICAVI TRA 20 E 200 MLN DI EURO,
IL 40% E’ IN POTENZIALE CONDIZIONE DISTRESSED

Milano, 8 novembre 2010 – Presentato oggi a Milano il Turnaround Monitor – TaM®, il
primo Osservatorio relativo alle operazioni di ristrutturazione aziendale poste in essere in
Italia da parte di investitori istituzionali in capitale di rischio. L’Osservatorio, attivo presso
l’Università Carlo Cattaneo – LIUC di Castellanza, è nato grazie al contributo di
Orlando Italy, fondo di private equity dedicato alle special situations.
I risultati principali
Le conclusioni a cui è giunta la ricerca sono una fotografia precisa dello stato di disagio in
cui versa l’imprenditoria in Italia: considerando un campione di 6.704 imprese con volumi
di ricavi nel 2009 tra i 20 e i 200 milioni di euro, la percentuale totale di quelle in potenziali
condizioni distressed, con un rapporto debito / EBITDA >5 o addirittura negativo, è
risultata essere circa il 40%, pari a 2.550 società. Di queste, 277 (4%) sono risultate non in
grado di far fronte al pagamento degli interessi.
Il 66% di queste imprese risiede tra Lombardia (100), Veneto (30) ed Emilia Romagna (54)
mentre la loro totalità rappresenta un fatturato aggregato di oltre 13 miliardi di Euro per
una perdita netta di circa 1,5 miliardi di Euro nel 2009. La perdita aggregata a livello di
EBITDA è pari a 600 milioni di Euro. Questo significa che l’indebitamento è costato a
queste imprese circa 900 milioni di Euro nel corso del 2009.
E’ risultato evidente anche come ci sia stato un peggioramento del profilo
economico/finanziario delle imprese tra il 2008 e il 2009. Sulla base dello stesso campione,
infatti, erano solo 1.542 le società in potenziali condizioni critiche nel 2008. Questo
significa che, tra il 2008 e il 2009, 1.000 aziende hanno peggiorato il proprio profilo.
Sono infine 155 le imprese che potrebbero in futuro trovarsi in situazioni critiche.
“Il private equity specializzato negli interventi in aziende che si trovano in fase di crisi
finanziaria può avere un ruolo fondamentale perché interviene immettendo nuovo capitale”
ha detto Enrico Ceccato, Managing Partner di Orlando Italy Management SA. “Un
capitale che deve però poter lavorare realmente per il futuro dell’impresa e non essere
destinato a ripagare gli errori delle gestioni precedenti. In Italia esistono gli strumenti
giuridici perché questo avvenga e fanno riferimento alla nuova legge fallimentare del 2007,
che ha rivisto e migliorato la precedente normativa introducendo istituti innovativi e
riformulati, con lo scopo di favorire una composizione negoziale della crisi, non più
orientata esclusivamente alla tutela del ceto creditorio, ma anche e soprattutto all’impresa in
difficoltà, mirando alla salvaguardia dei suoi valori produttivi anche se in forma diversa o
più ridotta a seguito dell'intervento di risanamento. Come nel caso di Favini, una realtà
storica nel mercato delle carte speciali. Dopo la messa in liquidazione, l’azienda è potuta
ripartire grazie all’intervento del fondo Orlando Italy con il ricorso al concordato
preventivo ed è oggi tra i leader in Europa nelle carte grafiche speciali e release".
La ricerca
L’obiettivo dell’attività di ricerca dell’Osservatorio è quello di indagare le dinamiche alla
base delle situazioni distressed nelle aziende target partecipate, le caratteristiche tipo degli
investimenti realizzati, le loro modalità di origination nonché la quantificazione e l’analisi
del profilo evolutivo del mercato italiano per questa tipologia di investimento.
Nello specifico, la prima edizione del Rapporto di ricerca si compone di tre parti principali:
1. l’analisi degli investimenti di Turnaround realizzati nel quinquennio 2004-2009 in Italia;
2. lo stato dell’arte sul trend delle procedure concorsuali in Italia;
3. l’analisi di un campione di imprese del Mid-Market, al fine di individuarne potenziali
situazioni distressed.
Il segmento del Turnaround rappresenta ancora ad oggi una nicchia del mercato del private
equity, pari a circa il 6% medio del numero totale degli investimenti 2004-2009; un dato,
questo, che dimostra come tale tipologia di investimento non abbia ancora conquistato le
quote di mercato ipotizzate in passato, anche alla luce della Riforma fallimentare del 2006
che sembrava aver gettato le basi per lo sviluppo di questa particolare forma di
investimento.
Tra le 33 operazioni concluse nel quinquennio in oggetto, escludendo un solo Write-off, le
imprese partecipate risultano essere ancora in attività; 8 di queste sono già state disinvestite
prevalentemente attraverso la vendita ad altre imprese (Trade sale). Questa evidenza si fa
portavoce dell’effettivo contributo dei fondi alla ripresa delle imprese in difficoltà durante il
periodo di detenzione della partecipazione, senza il quale sarebbe stato pressoché
impossibile vendere tali società a terzi soggetti industriali.
Sotto il profilo della deal origination, da un lato si osserva come gli investimenti abbiano
avuto origine da iniziativa privata o da cessione di rami d’azienda; dall’altro, emerge come
più del 53% dei deal sia stato concluso dagli operatori in presenza di situazioni critiche
d’impresa, ma, in ogni caso, prima che l’azienda target fosse sottoposta a procedura
concorsuale. A seguire, con il 22%, le operazioni chiuse nell’ambito di amministrazioni
straordinarie di grandi imprese in crisi e con il 16% i fallimenti.
Questa caratterizzazione assume maggior significato se si osserva nel complesso il profilo
tipico tracciato per gli investimenti di Turnaround realizzati nel quinquennio, dal quale
emerge un altrettanto importante criterio decisionale nella scelta delle partecipate: gli
investitori hanno optato per società operanti nel settore dei beni di consumo e, nella
maggior parte dei casi, in presenza di una forte brand awareness, ovvero di una
riconoscibilità del marchio a sostegno del commitment del fondo. Tra queste alcuni esempi
possono essere rappresentati da Moncler, Gio Style, Allegri, Cirio e Conbipel.
Sotto il profilo della concentrazione del mercato, si contano 26 operatori attivi per 38
investimenti, su un totale di 33 aziende target, il che equivale a un 13% di operazioni
realizzate in sindacato. Ai soli primi 8 operatori fa riferimento il 50% dell’attività
d’investimento; mentre ai restanti 18 investitori risulta attribuibile una frammentata quota
di mercato ottenuta portando a termine un’operazione ciascuno. Pochi i fondi specializzati
che hanno svolto attività d’investimento in modo continuativo e sistematico, ai quali è
riconducibile una leadership di mercato: Orlando Italy e Atlantis Capital Special Situations.
Dall’analisi emerge, pertanto, un chiaro approccio opportunistico da parte di fondi italiani
generalisti e la presenza sporadica di alcuni operatori stranieri, tra cui Oaktree Capital
Management, Cinven e Hal Investments.
La distribuzione geografica degli investimenti
La distribuzione geografica degli investimenti, concentrata prevalentemente al Nord,
sembra riflettere il trend evolutivo delle procedure concorsuali sul territorio emerso dalla
seconda parte dello studio. L’analisi dei dati disponibili, infatti, ha messo in evidenza come
l’andamento del numero delle procedure concorsuali rifletta la distribuzione del tessuto
imprenditoriale e industriale italiano: a fronte di una forte presenza di imprese nel Nord
Italia, si rileva la maggiore criticità in termini di imprese in difficoltà; in modo speculare,
Centro e Sud Italia, aree in cui la presenza di imprese decresce progressivamente, appaiono
zone non particolarmente problematiche di fronte all’aumentato livello di ricorso alle
procedere concorsuali. Sotto il profilo dello stock di procedure si nota una marcata
predominanza del fallimento, seguito, a distanza, dal concordato preventivo. Residue le
procedure di amministrazione straordinaria.
Interessante sottolineare come in questo contesto, gli investitori di Turnaround abbiano,
invece, preferito investire in imprese soggette ad amministrazione straordinaria piuttosto
che sottoposte a concordato preventivo, probabilmente godendo, in tal modo, di una
riflessa visibilità dovuta alla natura di queste aste.
Le potenziali situazioni distressed
Infine, per quanto attiene all’analisi del Mid Market, l’obiettivo è stato quello di individuare
quante potenziali situazioni distressed latenti fossero presenti in un campione di 6.704
società di capitali con un volume di ricavi nel 2009 compreso tra 20 milioni di Euro e 200
milioni di Euro. I potenziali distressed sono stati individuati sulla base delle seguenti
ipotesi: rapporto Debiti/EBITDA > 5 o negativo, rapporto Debiti/Equity >3 e grado di
copertura degli interessi passivi < 1.
Dall’applicazione di tali filtri le 6.704 imprese sono state, pertanto, scremate
rispettivamente a 2.550 società con D/EBITDA >5 o negativo, di cui 968 imprese in
presenza contemporanea di D/EBITDA >5 o negativo e D/E>3 e di cui 277 aziende
“worst performers”, ovvero, i cui financials dichiarano lo stato di emergenza anche sul
parametro di copertura degli interessi passivi.
Il 42% di queste imprese è risultato attivo nel settore del commercio all’ingrosso e al
dettaglio (116 imprese). Le restanti imprese sono risultate polverizzate da un punto di vista
settoriale. Tra queste si segnalano il 5% del settore alimentare e del terziario e il 4% del
tessile.
GRAF. 1 - ANDAMENTO DEL NUMERO DI OPERAZIONI
* Dati al 30/06/2010
GRAF. 2 – DISTRIBUZIONE PER DEAL ORIGINATION
GRAF. 3 – DISTRESSED CONCLAMATI
TABELLA 1 – PROFILO MEDIO DELLE IMPRESE DISTRESSED
Dimensione Valori
Ricavi di vendita (Mln €) 34,1
EBITDA (Mln €) -0,5
EBITDA Margin -1%
Utile d’esercizio (Mln €) -2,0
D/EBITDA Negativo
D/E 4,9
Copertura interessi 0,5
Per informazioni:
Jonathan Donadonibus
Osservatorio Turnaround Monitor – TaM®
Università Carlo Cattaneo – LIUC
Tel. 0331 572 485
E-Mail: tam@liuc.it
ACCENTO
Tel. 02 8978 531
Chiara Migliarini – c.migliarini@accento.it - 335 7874247
Annalisa Caccavale – a.caccavale@accento.it
Via Monte di Pietà, 1/A – 20121 Milano
Orlando Italy
Orlando Italy è un fondo di private equity dedicato alle special situations. E’ promosso da
Orlando Italy Management SA e da un team di professionisti e di manager industriali e
finanziari che vantano esperienze specifiche di lungo termine nella soluzione di situazioni
complesse. Orlando Italy Management Sa ha a disposizione fondi per 200 milioni di Euro
per investimenti da effettuare in Italia.
Turnaround Monitor - TaM®
Il Turnaround Monitor - TaM® è un Osservatorio nato nel 2010 presso l’Università Carlo
Cattaneo – LIUC, in collaborazione con Orlando Italy Management S.A. il cui obiettivo è
quello di individuare i principali trend di mercato definendone i possibili sviluppi futuri,
nonché, di sviluppare un’attività di monitoraggio permanente sull’attività d’investimento in
imprese in crisi. L’attività del TaM® è realizzata attraverso la pubblicazione di un rapporto
annuale, ricerche su commessa e altre iniziative di confronto tra soggetti pubblici e privati.
Università Carlo Cattaneo – LIUC
Fondata nel 1991 su iniziativa dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, ha
come punto di forza uno stretto legame con le imprese e con il mondo professionale. La
LIUC con le Facoltà di Economia, Giurisprudenza e Ingegneria, Centri di Ricerca,
Laboratori e Osservatori propone corsi di laurea e laurea magistrale, master universitari,
corsi di formazione permanente e ricerca su commessa.